DIABETE

 

Oltre 3 miliardi di persone nel mondo vivono in città metropolitane e megalopoli: Tokyo ha 37 milioni di abitanti, Nuova Delhi 22 milioni, Città del Messico 20 milioni e il numero continuerà ad aumentare. Ed oggi vive nelle città il 64% delle persone con diabete, circa 246 milioni, un dato anche questo destinato a crescere. Vivere in città aumenta infatti da 2 a 5 volte il rischio di sviluppare la patologia. Un filo sottile lega infatti l'inurbamento alla crescita di malattie come il diabete, a cui oltre a una suscettibilità genetica, si associano fattori legati allo stile di vita.


    È necessario quindi investire nella salute e il cambiamento potrebbe partire da Roma, 'incoronata' capitale anti diabete 2017. L'annuncio al convegno "Sustainable cities promoting urban health". La Capitale è stata scelta dal programma Cities Changing Diabetes, l'iniziativa globale in partnership tra University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center con il contributo di Novo Nordisk che coinvolge istituzioni, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore, per evidenziare il legame fra il diabete e le città e promuovere iniziative per salvaguardare la salute e prevenire la malattia. "È fondamentale pianificare lo sviluppo e l'espansione delle città in ottica di prevenzione delle malattie croniche" spiega Andrea Lenzi, coordinatore di Health City Institute. "Nel 1960 un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città. Oggi si tratta di più della metà e nel 2050 sarà il 70 per cento. Allo stesso tempo, circa 400 milioni di persone soffrono di diabete e si prevede un aumento fino a 600 milioni nel 2035 - evidenzia invece Erik Vilstrup Lorenzen, Ambasciatore di Danimarca -. Per combattere il diabete è necessario aumentare l'attenzione sulla salute e sullo sviluppo urbano in modo da creare 'città vivibili'. Nella sola Copenaghen ci sono oltre 360 chilometri di piste ciclabili. Favorire la viabilità ciclistica è solo una parte di un approccio multidisciplinare".© Copyright ANSA

Posted by Mara Peloni on Wednesday 30 November 2016
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Eau de parfum o de toilette o de cologne?

Mi sono imbattuta in questo interessante articolo, che non parla di dieta, ne di integratori, ma mi sembrava interesante perche anche le essenze fanno parte della nostra vita. Mara

Eau de parfum o Eau de toilette: il mistero è svelato!

 

byCarlotta Borsari

Eau de parfum o Eau de toilette il mistero è svelato!

Bisogna esprimere il profumo racchiuso nelle nostre anime!
Federico Garcia Lorca

Arrivati a questo punto, penso che sia giunto il momento di mettere i puntini sulle i e rivelare al mondo la risposta a un tormentone di cui solo io e le mie colleghe possiamo comprendere il peso: la differenza tra eau de parfum ed eau de toilette.
La maggior parte delle clienti di una profumeria, siano essi fedeli o no, almeno una volta nella loro carriera da cliente ci hanno rivolto la domanda “ scusi signorina ma che differenza c’è tra un’eau de parfum e un’eau de toilette?” E molto spesso la risposta arriva dalla cliente stessa “signorina l’eau de parfum è quello che dura di più e l’eau de toilette meno, vero? Lo dice anche il prezzo.”
Per l’ennesima volta l’altro giorno, durante le mie otto ore lavorative, è entrata una signora che si rivolge a me con grazia e carineria dicendomi “Scusi signorina non voglio interromperla ma ho bisogno di lei. Sono alla ricerca di un profumo ma io non capisco proprio mi devo comprare un’eau de parfum o un’eau de toilette. Mi scusi l’ignoranza ma io non ho proprio mai compreso la differenza”.

La mente è volata subito a Gushmag e allora questo sabato ho deciso di dedicare un articolo a questa differenza che per noi ragazze di profumeria è un tormentone.
In parole povere la differenza tra le due risiede nella concentrazione di alcool e di oli essenziali.
Una fragranza che porta la denominazione “Eau de parfum” è una fragranza che contiene fino al 50% di oli essenziali e di conseguenza la sua struttura olfattiva si sviluppa maggiormente nelle note di cuore e di fondo indi per cui ci si trova di fronte ad una fragranza molto più intensa e duratura.
Nelle fragranze che riportano la denominazione “Eau de toilette”, si trova una concentrazione massima di oli essenziali pari al 10% e la struttura olfattiva si sviluppa di più nelle note di testa.

Prima di proseguire ed entrare nel dettaglio vi voglio anche spiegare note di testa, cuore e di fondo che sono spesso chiamate in causa da noi profumiere quando si cerca di spiegare ai clienti un profumo, la sua persistenza e la sua struttura.

Ogni profumo basa la sua esistenza su una piramide olfattiva basata su note di testa, note di cuore e note di fondo. È da questa piramide olfattiva che dipende anche la classificazione delle fragranze come v’illustra l’immagine sottostante.

classificazione profumi- smell your life

Note di testa. Sono quelle che percepite immediatamente appena è vaporizzato un profumo che sia sulla vostra pelle o su una moillettes. Le note di testa sono le molecole più piccole che formano una fragranza e sono quelle che più velocemente evaporano. Loro sono il biglietto da visita di un profumo, la cosiddetta prima impressione. Le note di testa sono, nella maggior parte dei casi, composte dagli odori più forti ma da una composizione volatile. Gli odori emanati dalle note di testa sono tradizionalmente definiti freschi, taglienti o assertivi.

Note di cuore. Sono quelle che emergono appena svaniscono le note di testa. Sono la parte centrale di ogni fragranza, appunto per questo denominate di “cuore”.  Sono molecole più morbide e avvolgenti, possono essere considerate quelle in grado di conferire a una fragranza il suo carattere definitivo. La loro durata può variare dalle quattro alle sei ore. Per comprendere se un profumo fa per noi, oppure no, è il caso di attendere dieci minuti dalla vaporizzazione sulla pelle, tempo che necessitano le note di cuore per presentarsi.

Note di fondo. La loro apparizione avviene dopo trenta minuti/ un’ora dalla vaporizzazione sulla pelle. Sono le molecole più grandi e resistenti, sono quelle che “si attaccano alla pelle e non la mollano più”. La loro persistenza è palese se si pensa che una volta vaporizzata una fragranza su un capo d’abbigliamento, il suo odore persiste anche fino a tre giorni. Le note di fondo rappresentano la personalità di un profumo. Nella maggior parte dei casi, sia che si tratti di fragranza femminile sia che si tratti di fragranza maschile, le molecole di fondo tendono ad appartenere alla famiglia dei muschi o dei legni.

Detto ciò possiamo entrare meglio nei dettagli ed esplicare che non si può effettuare solo una semplice differenza tra eau de parfum ed eau de toilette. La cosa è molto più complessa quindi la risposta data all’inizio dell’articolo è valida ma va presa a carattere generale.

Punto 1. Esistono differenti tipologie di fragranze.
Parfum o Extrat o Essenza.
Eau de Parfum.
Eau de Toilette.
Eau de Cologne.
Eau Fraiche.

Punto 2. La classificazione dipende solo ed esclusivamente dalla percentuale degli oli essenziali (definiti anche come composti aromatici).
Parfum o Extrat o Essenza:  dal 15% al 30% (per le varianti più intense si ha una percentuale di 40%).
Eau de Parfum: dall’8% al 15% (per le varianti più intense si ha una percentuale di 20%).
Eau de Toilette : dal 4% all’ 8%.
Eau de Cologne: dal 3% al 5%.
Eau Fraiche : < del 3%.

Punto 3. Tutto il resto che non è oli essenziali, è un mix di acqua e alcool.
Parfum o Extrat o Essenza: oltre che oli essenziali l’altro componente è solo ed esclusivamente alcool come solvente. In questa tipologia di fragranza non è prevista la presenza di acqua.
Eau de Parfum: 80% alcool e il restante acqua.
Eau de Toilette: 90% alcool e il restante acqua.
Eau de Cologne: 70% di alcool.
Eau Fraiche: 80% di alcool e il restante acqua.

Punto 4. Esistono profumi senza alcool.
Sono molto rari, molto delicati e poco persistenti. Sono adatti per le pelli molto sensibili e facilmente irritabili. Oppure possono essere considerati una valida scelta al profumo nel periodo estivo quando, anche l’idea di indossare una fragranza agrumata e leggera può essere pesante.

Punto 5. La persistenza di un profumo non dipende solo dal profumo in sé.
La persistenza di un profumo sulla vostra pelle dipende da tre fattori: ph della pelle, tipologia di pelle, concentrazione dell’essenza.
Studi scientifici riportano il fatto che “il PH della pelle varia leggermente da persona a persona, questo comporta che a un valore di PH basso (acido) l’essenza contenuta si combini in maniera differente rispetto a una pelle con un valore di PH alto (neutro o basico). Inoltre un PH basso contribuisce a ridurre in maniera sensibile la persistenza del profumo. Come è facile intuire la pelle è il vero componente essenziale per la buona riuscita di un profumo in termini olfattivi e di durata. Questo però non deve farci generalizzare il problema: se un profumo non resta a lungo sulla propria pelle, questo non significa che si deve smettere di utilizzare profumi, ma che semplicemente si deve trovare quello più adatto al tipo di pelle che si possiede, attraverso varie prove” [http://www.profumini.net]

È LA TUA PELLE A DECIDERE COSA TI RAPPRESENTA DI PiU’!

Cari miei lettori direi di avervi svelato molte cose in questo articolo. Magari molti di voi ne erano già a conoscenza e altri no. A prescindere da questo spero di esservi utile come sempre perché…nella vita ogni persona, ogni cosa, ogni momento, ogni istante ha un profumo…anche il ricordo!

Indelebile nelle mie molecole
Irene Grandi -gushmag.it

Posted by Mara Peloni on Wednesday 23 November 2016
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UN BUON SONNO E' UN VANTAGGIO ANCHE PER I RENI

(ANSA) - ROMA, 21 NOV - Un buon sonno è un vantaggio anche per i reni. Dormire poco e male può peggiorarne infatti le funzioni, mentre ogni ora di sonno aggiuntiva protegge dal rischio di sviluppare insufficienza renale. È quanto emerge da una ricerca presentata da Ana C. Ricardo dell'Università dell'Illinois a Chicago, all' American Society of Nephrology Kidney Week 2016. La ricerca ha esaminato il sonno di 432 adulti con problemi cronici ai reni. I partecipanti hanno indossato un monitor da polso per un periodo variabile da 5 a 7 giorni per misurare la durata del riposo e la qualità, e la loro salute è stato seguita per una media di 5 anni. Dai risultati è emerso che dormivano una media di 6 ore e mezzo a notte e nella fase di cinque anni in cui sono stati monitorati sullo stato di salute, definita di follow up, 70 hanno sviluppato insufficienza renale, quindi la loro situazione è peggiorata, e 48 persone sono morte. Tenendo conto di fattori che potevano essere condizionanti, come indice di massa corporea, pressione arteriosa, diabete, malattie cardiovascolari, ogni ora supplementare di sonno notturno è stata collegata a un rischio del 19% inferiore di sviluppare insufficienza renale. Gli studiosi hanno osservato anche una significativa associazione tra la qualità del sonno e il rischio di insufficienza renale: ogni aumento dell'1% nella frammentazione del sonno è stato collegato con un aumento del 4% del rischio di sviluppare insufficienza renale. Inoltre, i pazienti che hanno sperimentato la sonnolenza diurna risultavano avere il 10% in più di probabilità di decesso durante la fase di follow up rispetto a quelli che durante il giorno non sperimentavano questo problema.(ANSA).
 

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Posted by Mara Peloni on Monday 21 November 2016
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VOGLIA DI DOLCE?

 

Ogni giorni combattete con un’irrefrenabile desiderio di torte e pasticcini? Ecco come combatterlo

Sempre in preda a un’irresistibile voglia di cibi zuccherini? Certo il Carnevale imminente,  con il suo fiorire di ciambelle, frittelle e chiacchiere, non aiuta ad allontanare il desiderio.  Ma bastano qualche trucco intelligente e un po’ di forza di volontà per averla vinta anche sui dolci più ammiccanti. Ecco 5 strategie da adottare per non cadere in tentazione:

SÌ AI CIBI INTEGRALI – Sostituite i prodotti a base di farine raffinate con quelli integrali. Pasta, pane e cereali integrali rallentano l’assorbimento degli zuccheri, evitando i cali glicemici che provocano quell’irresistibile voglia di dolce…

 

“DOLCI” MERENDE – Un altro trucco è non aspettare troppo tra un pasto e l’altro: con l’attesa aumenta il calo di zuccheri. Consolatevi consumando merende che non siano dei dolci veri e propri, ma che abbiano un sapore ugualmente zuccherino. Qualche esempio? Uno yogurt arricchito con pezzettoni di frutta fresca o un cucchiaio di marmellata, un quadratino di cioccolato amaro (con una percentuale minima che vada dal 70% al 90% di cacao). Sì anche agli spuntini di frutta secca: contengono triptofano, una sostanza che contrasta il basso livello di serotonina, responsabile della voglia di zucchero.

LE TISANE – In commercio ne esistono di naturalmente dolci, ma con poche calorie, come la tisana alla menta piperita. Oppure potete provare con le tisane al finocchio, alla liquirizia o ai fiori d’arancio: hanno un’efficace azione anti-fame. Al posto dello zucchero usate la stevia, un dolcificante naturale che è 7 volte più dolce del saccarosio ma non provoca cali glicemici.

CHEWING-GUM & SPAZZOLINO – State per cedere alla tentazione? Masticate a lungo un chewing-gum senza zucchero o correte subito in bagno a lavarvi i denti. Qualsiasi voglia alimentare si attenuerà!

LONTANO DAGLI OCCHI … – Se in qualche angolo della casa spuntano ancora i dolci avanzi delle Feste, non lasciateli in bella vista ma sbarazzatevene o “nascondeteli” in luoghi più appartati. In questo modo non saranno a portata di mano quando improvvisamente vi assalirà la voglia di zucchero.

Marianna Monte www.gente.it

Un altro aiuto sanissimo viene dalle Barrette snack Herbalife cercale nel sito, ricoperte di una deliziosa patina di cioccolato, proteiche in poche calorie in 3 gusti squisiti. Mara Peloni

Posted by Mara Peloni on Tuesday 11 October 2016
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Sovrappeso e Corsa

Peso ideale per correre

Ci basta osservare un maratoneta e porlo a confronto con un rugbista per capire l'importanza di una corretta gestione del peso corporeo nella corsa di fondo. I motivi alla base di questa necessità sono essenzialmente due: il primo di carattere prestativo ed il secondo di carattere salutistico.

1) Esaminando al rallentatore il gesto atletico della corsa possiamo notare che in un determinato momento entrambi i piedi sono sollevati dal terreno; l'atleta è entrato nella cosiddetta fase "di volo". Per le stesse leggi della fisica, che verifichiamo empiricamente ogni giorno, occorre una spinta molto più grande per far decollare un jumbo rispetto ad un aereo da turismo; allo stesso modo, i muscoli di un soggetto sovrappeso devono "spingere" di più per farlo avanzare rispetto a quelli di un soggetto esile; ciò si traduce in una maggiore richiesta di ossigeno ed energia, con conseguente aumentata percezione della fatica e calo della performance. Non sorprende, quindi, che in generale - per distanze superiori ai 1500 m - per ogni kg di sovrappeso che ci si porta a presso siamo soggetti ad un rallentamento di circa 2,5 sec/km.

2) La fase di volo comporta necessariamente un ritorno al suolo, con conseguente impatto del piede di appoggio sul terreno con intensità proporzionale al peso del soggetto. Ripetuto per diverse migliaia di volte, tale impatto determina sovraccarichi non trascurabili alle strutture osteoarticolari, con ripercussioni negative a livello della colonna vertebrale e dei suoi dischi, delle ginocchia e delle caviglie. Questo è il motivo per cui la scelta della  scarpa da running non può prescindere dalla preventiva analisi della costituzione fisica dell'utilizzatore. Va considerato, inoltre, che questo secondo aspetto - per così dire salutistico - limita necessariamente anche le possibilità di allenamento. Infatti, non riposare adeguatamente ed eccedere con i chilometraggi fa sì che questi "microtraumatismi" si sovrappongano, sfociando a poco a poco in patologie acute o croniche (tendiniti, stiramenti muscolari, microfratture da stress ecc.).

Sulla base di queste considerazioni alcuni autori hanno proposto degli intervalli di peso ideali per chi corre a livello professionistico o dilettantistico. Per la sua semplicità di calcolo, a tal proposito può essere considerato il BMI (body max index), italianizzato in IMC (indice di massa corporea):

BMI Uomo Donna Peso ottimale < 20 < 18

Peso compatibile con un chilometraggio massimo settimanale fino a 80 km e gare fino alla maratona < 23 < 21

Peso compatibile con un chilometraggio massimo settimanale fino a 60 km, uscite massimo di un'ora e gare fino ai 10000 m < 25 < 23

Peso compatibile solo con il jogging, uscite massimo di 6-8 km. < 27 < 25

Peso incompatibile con la corsa prolungata, scegliere terreni morbidi, scarpe con massimo ammortizzamento e contenere i chilometraggi > 27 > 25

Stiamo ovviamente parlando di dati teorici di riferimento per atleti agonisti. Nulla vieta ad un soggetto in leggero sovrappeso di fare qualche km di corsa nel parco; tuttavia, nel caso intenda dedicarsi con particolare impegno a questo sport, deve prima di tutto migliorare la propria alimentazione e riportare il BMI a valori accettabili. Infine, è bene sottolineare altri due aspetti. Il primo è che il peso ideale non è sinonimo di peso forma; quest'ultimo è infatti definito come "quel peso capace di conferire la sensazione più piacevole di benessere fisico e di pienezza vitale, e con il quale presumibilmente l'atleta ha ottenuto i risultati migliori". Il secondo è che per valori di BMI considerati ottimali possono insorgere complicanze dovute all'eccessiva magrezza (maggiore vulnerabilità alle infezioni e, nella donna,amenorrea o triade dell'atleta); anche per questo motivo, nel caso si volessero raggiungere tali risultati, è opportuno ricercare un preventivo consulto di un medico sportivo e di altri professionisti del settore.


Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/peso-corsa.html
 

Posted by Mara Peloni on Wednesday 3 August 2016
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